Arequipa, la città bianca

Siamo ad Arequipa.
Siamo arrivati due giorni fa.
Io sono arrivata con la febbre a 38. L’idea era quella di fare una notte al Canyon del Colca a vedere i condor andini, ma ci sconsigliano di salire a 4900 mt con tosse e raffreddore. Quindi non resta che mettersi buoni, trovare un posto dove dormire e passare questi tre giorni ad Arequipa, godendoci quello che di buono questa città ci offre. Che é molto, a dire il vero.

La chiamano la città bianca. Il nome viene da una particolare roccia bianca, il sillar, con cui sono costruiti la maggior parte degli edifici.
La Plaza des Armas é enorme e verdissima. Quando arriviamo noi é stranamente senza taxi e piena di gente. Sta per iniziare una parata: si celebrano i 474 anni di indipendenza di Arequipa. Anche in hotel ci dicono che siamo i più fortunati ad essere qui proprio in questi giorni.
La cattedrale, costruita e distrutta varie volte a causa di diversi terremoti, occupa un lato intero della piazza, unico caso in tutto il Sud America. In più espone la bandiera del vaticano. Solo 100 chiese al mondo possono farlo, ma al momento non siamo stati capaci di scoprire quali.
All’interno il pulpito fatto in Francia, le statue degli apostoli in marmo italiano e un organo donato dal Belgio, che ha condannato i fedeli a più di un secolo di musica stonata visto che si era rotto durante il trasporto in mare. Per una volta i terremoti non c’entrano, anche se devono essere davvero molto frequenti visto che in ogni luogo pubblico si trovano delle S che indicano i luoghi sicuri in caso di sisma.

Noi beviamo un birrino (caldo) sulla balconata della piazza, guardando da una posizione molto privilegiata la parata, con sbandieratori, majorettes, donne non più giovani vestite in abiti da ballo. L’aria di festa si respira ovunque.

L’altra grande attrazione di Arequipa é il Monastero di Santa Catalina. Qui vivevano monache di clausura e solo qualcosa come 400 anni fa é stato aperto al pubblico. É come una città nella città. Pareti color mattone ed indaco si alternano in un labirinto di cellette, stanze comuni, giardini, chiostri. Salendo sulla terrazza del monastero si vede El Misti, il vulcano di 5900 mt che domina tutta la città e ne é il simbolo.
Siamo a 2300 mt slm, l’aria é calda, densa di polvere, cibo e odori di mondo.
Ci confondiamo ancora un po’ con la gente nelle strade, che tempo ne abbiamo.

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One thought on “Arequipa, la città bianca”

  1. Ciao chiara ti auguro con tutto il cuore di guarire il più presto, quando si é in giro così e in vacanza non ci si può permettere di ammalarsi so cosa vuol dire Paolo quest’inverno é rimasto in branda 3 giorni, non è bello!!!! Buon proseguimento cori

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