Nostalgica Lima

Fresco. 17 gradi, forse anche meno.
Una nebbiolina bagnata avvolge ogni cosa. É la garúa, come la chiamano i limeños.
La garúa copre tutto in una cappa uniforme di malinconia, é come se fosse polvere.
In molti si domandano come mai Francisco Pizarro fondó proprio qui la città, ma per chi viene dalla pianura padana non é poi tutta ‘sta tragedia vedere un po’ di nebbia.

Pochi passi e siamo sulle scogliere di Miraflores. Davanti a noi l’oceano Pacifico, qualche surfista che aspetta le onde e la città che lentamente si sta svegliando. Sono solo le otto. Noi abbiamo già fatto colazione e un tassista gentile ci porta verso il centro.
Abbiamo camminato fra gli edifici coloniali giallo zafferano del centro, ci siamo lasciati perdere nel mercato centrale, dove l’odore del pesce e della carne si mescolava a quello delle persone, ai sorrisi, agli “Hola”.
Abbiamo girato per le strade del centro cercando di orientarci fra vicoli e piazze, fino a Plaza San Martin. Il profumo della cipolla fritta, i churros delle donne colorate ai lati delle strade, piazza Bolívar con le bandiere.

Nella cattedrale ci sono i resti di Francisco Pizarro, uno scheletro con indicati i vari punti che lo riconoscono in modo definitivo come tale (per un sacco di tempo sono state conservate ossa che poi si sono rivelate di un poveretto che non c’entrava niente). Per la cronaca, Pizarro é morto di Lupus. Con buona pace dei fan di Doctor House.

Dopo due ore guidando nel traffico di Lima (un’esperienza), imbocchiamo la Carretera Panamericana Sur. Oceano e deserto ci accompagnano per 200 km fino qui. A Paracas.

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